Disturbo Ossessivo Compulsivo - Ludomentis

Il Disturbo Ossessivo Compulsivo

Nell’individuo che soffre del disturbo ossessivo compulsivo sono presenti pensieri, immagini o impulsi in modo ricorrente che gli creano disagio nella vita quotidiana. Il modo per alleviare il malessere derivato dalla ossessioni è la ripetizione di comportamenti o pensieri per arginare la preoccupazione, irrazionale, che possa succedere qualcosa di irreparabile ( compulsioni ).

 

Ma andiamo con ordine…

Ora ti elencherò degli esempi pratici per renderlo più chiaro

Chi soffre di questo disturbo può temere di essere contagiato ( non parlo esclusivamente di Covid-19 ) da qualsiasi sostanza si trova a lui vicino. Qualsiasi oggetto tocca può essere vettore di contaminazione. Per placare questa sensazione di sporco attuerà in modo compulsivo una serie di comportamenti volti alla sterilizzazione, lavaggio e disinfezione. Chi invece teme di poter dimenticare, essere disattento, distrarsi in maniera tale da poter recare gravi danni a sé stesso o agli altri può finire in ossessioni e compulsioni legati al controllo. Può controllare più volte se ha chiuso la macchina, una volta uscito dalla propria casa potrebbe tornare indietro a controllare se ha dimenticato il gas dei fornelli acceso. Anche la superstizione portata all’eccesso potrebbe portare ad una ripetizione mentale di pensieri e di comportamenti tale da condizionare la vita dell’individuo. La paura di dire qualcosa di “sbagliato”, di indossare un particolare vestito o anche la pronuncia di alcune frasi per un numero specifico di volte per evitare di far accadere a sé o ai propri cari eventi drammatici. Anche l’eccessivo bisogno di ordinare gli oggetti secondo regole rigide ( colore, grandezza, valore emotivo ) può rompere l’armonia dell’individuo quando tale bisogno non è soddisfatto. Ci sono altri esempi che riguardano il DOC, però penso che questi possano rendere l’idea di che cosa si tratti.

 

Teorie che provano a spiegare il perché di tale disturbo

  1. L’Inferential confusion sostiene che l’individuo mosso da comportamenti ossessivi e compulsivi abbia una sensazione di sfiducia da informazioni che provengono dai propri sensi. Quindi una volta chiusa la porta di casa, vedendo e toccando che la porta è realmente chiusa la persona non si affida alle sue sensazioni e rimane turbato per tutto il resto della giornata ( potrebbe non averla chiusa correttamente ) ( Ardema et al., 2003, 2007 ).
  2. L’Appraisal Theory prova a spiegare il perchè di certe azioni. La persona che attua dei pensieri intrusivi ( nell’aver o meno chiuso la porta correttamente ) elabora la situazione legandosi alle proprie preoccupazioni, al senso di iper-responsabilità. Lo scopo è quello di non dover poi rimproverarsi nulla, come un eventuale ingresso di sconosciuti in casa propria. Tale pensiero intrusivo diventa invasivo al punto tale di essere convinti di aver lasciato la porta aperta anche dopo aver controllato, una volta uscita di casa.

Questi sono esempi, a tutti è capitato di aver pensato di non aver chiuso la porta di casa, di aver lasciato i fornelli accesi, di aver commesso un’infrazione o qualsiasi altra evento non preventivato e non voluto. Ma in questo articolo si parla di chi è pervaso da questi pensieri quotidianamente, fino ad arrivare a non poter pensare ad altro e non godersi appieno la propria vita.

Avrò chiuso la porta di casa? Cadere in preda al disturbo Ossessivo Compulsivo | Alqamah

La buona notizia è che questo disturbo può essere trattato e superato, ovvio, non è semplice e ci vuole tanto impegno, però si può uscire da questo circolo vizioso di pensieri debilitanti

La Terapia Cognitivo Comportamentale è indicata per il trattamento del Disturbo Ossessivo Compulsivo. Diventa fondamentale la figura di un professionista, di solito lo psicoterapeuta.

  1. La parte iniziale degli incontri ( si parla di più sedute ) è legata alla fase di conoscenza. Questo permette di entrare dentro la sfera emotiva della persona per poter fornire nuove modalità di lettura dei pensieri e degli stati d’animo.
  2. Sarà cura dello psicoterapeuta rendere consapevole il soggetto del disturbo e dei modi in cui avviene, spiegando i processi che stanno alla base della dinamica del DOC.
  3. Sempre all’interno di un percorso, si stabiliscono degli step graduali per affrontare l’evento o la situazione temuta ( “non ricontrollare la porta una volta chiusa”).
  4. Anche l’esercizio di presenza unito alla respirazione controllata (mindfulness, meditazione) è utile per rendere la persona sempre più consapevole del pensieri che fa quotidianamente ( Kabat-Zin, 2003 ).
  5. Nei casi più severi è indicata la terapia farmacologica. Senza entrare nel particolare, vi sono farmaci che inibiscono il processo di ricaptazione della serotonina  (fanno sì che la serotonina agisca e non venga “persa” ). La serotonina ha come compito quello di regolare funzioni fisiologiche come l’umore, l’appetito e il ritmo sonno-veglia. Diventa debilitante se tale ormone “non fa il proprio lavoro”.

 

Finisce qui l’articolo.

Lo scopo è quello informativo e divulgativo, cercando di renderti accessibile e di facile lettura argomenti complessi come questo.

 

Grazie per l’attenzione.

 

Sitografia e Bibliografia:

  • www.stateofmind.it
  • Aardema, F., & O’Connor, K. (2003). Seeing white bears that are not there: Inference processes in obsessions. Journal of Cognitive Psychotherapy, 17, 23-37.
  • Kabat, Zinn. ( 2003). Mindfulness-Based Stress Reduction. Constructivism in the Human Sciences. Denton. 73-107.

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